Il monte dalla “bella voce lombarda”, come usava definirlo Manzoni, è nell’orizzonte di molti sguardi: lo vedono ogni giorno, da varie prospettive, lecchesi, bergamaschi, brianzoli, perfino milanesi.
Lungo le sue creste correvano i confini fra Stato di Milano e Stato Veneto e le sue terre furono a lungo contese. Fu luogo di pascoli, sfruttamento boschivo, miniere, calchere e carbonaie. Sulle sue pareti si sono scritte pagine importanti dell’alpinismo locale. La fauna, col ritorno degli ungulati, e la flora con i suoi endemismi, sono di estremo interesse. Oggi è meta di escursionismo con i suoi rifugi, le passeggiate, gli impianti sciistici e le ferrate.